Racconti dai laboratori di narrazione e serigrafia
Iniziamo a raccontare alcune delle storie narrate dai partecipanti ai nostri laboratori di narrazione e a quello di serigrafia. Storie e immagini sono raccolte nel libro realizzato a mano “Maqeda. Le nostre regine”.
Livia Bianca Nunes Correia Da Silva (Brasile)
La nonna Martinha è la persona più forte che ho conosciuto nella mia vita. Nel
2005 il papà è rimasto in ospedale per un anno perché aveva gravi problemi di
cuore. Mia mamma era sempre impegnata con lui. Io avevo 12 anni e andavo tutti
i giorni a trovarlo in ospedale. Quando tornavo a casa la sera, rimanevo insieme a
mia sorella dalla nonna. Anche la nonna era malata e aveva difficoltà a muoversi.
Prima di dormire, la sera, piangevo quasi sempre per paura che il papà non ce la
facesse. La nonna mi diceva che non dovevo aver paura. È sicuro che tutti noi un
giorno moriremo, ma non c’è bisogno di pensare sempre a questo e ci si può
godere la vita. E poi diceva che potevo piangere tranquillamente perché le lacrime
aiutano a calmare l’anima.
Anche la nonna aveva problemi di salute. Aveva fatto tante trasfusioni di sangue
negli anni Ottanta e per una di queste trasfusioni aveva preso l’epatite C che dopo
si è trasformata in cirrosi.
Anche se non stava bene e viveva in un’altra città, la nonna sapeva che io e mia
sorella avevamo bisogno di aiuto, per questo è venuta a vivere un anno con noi.
Quando mancava il cibo comprava il cibo per noi, quando mancava la luce
pagava le bollette per noi. Abbiamo passato un anno molto brutto e lei è stata la
nostra luce.
Poi il mio papà si è ripreso, è uscito dall’ospedale, invece la nonna è peggiorata e,
non avendo l’assicurazione, è stata ricoverata in un ospedale pubblico, uno dei
più brutti del Brasile. Secondo me lei si rendeva conto che sarebbe morta
quell’anno, ma era sempre calma, lucida e parlava con me perché sapeva che io,
a 15 anni, ero troppo giovane per rimanere sola con i miei pensieri.
La nonna è morta nel 2007. Mi ricordo ancora dei vestiti che avevo al suo
funerale. La mamma mi racconta che quell’anno piangevo sempre. È strano,
perché io non lo ricordo.